Storia di Gaeta, parte 2
La permanenza in Gaeta di alcuni sovrani determinò la costruzione di notevoli edifici, civili e religiosi, che hanno conferito al nucleo urbano, arroccato sull’estrema punta del promontorio, una particolare impronta storico – artistica: tra i tanti basterà ricordare il castello, sorto come sede regale.
La lunga presenza spagnola nella città (fino al 1707) mutò profondamente il suo ruolo di centro commerciale legato alla vita sul mare, attraverso grandiose opere difensive, portate a termine da Carlo V (1538), che ridussero il centro urbano al rango di cittadella militare, senza possibilità di espandersi e di produrre.
Durante il lungo periodo borbonico non mancarono assedi (1799, 1806 e 1815) oltre che un avvenimento d’interesse internazionale: il 25 novembre 1848, il pontefice Pio IX si rifugiò nella città (fuggito da Roma per la rivoluzione romana e la successiva proclamazione della repubblica), tanto che fino al 4 settembre 1849 Gaeta assunse il ruolo di “secondo Stato della Chiesa”.
Il 13 febbraio 1861 sotto le mura di Gaeta terminò la dinastia borbonica e si ebbe il compimento dell’Italia unita.
Dalle invasioni borboniche fino all’Unità d’Italia, Gaeta fu condannata ad una grama vita con conseguenze negative sullo sviluppo demografico, economico ed architettonico. Da secoli, invece, progrediva il suo Borgo, frazione di Gaeta fuori le mura, con le attività marittime (pesca e traffici) ed agricole. Fu anche comune – con il nome di Elena in onore dell’allora principessa Elena, futura regina d’Italia – dal 1897 al 1927, quando con Regio Decreto del 17 febbraio 1927, i Comuni di Gaeta e di Elena vennero uniti nuovamente sotto il nome Gaeta.
E’ proprio nei primi anni del ’900 che c’è una prima fase di industrializzazione della città fin’ora concentrata sullo sfruttamento delle risorse locali (pesca ed agricoltura), con poche vie di comunicazione e minimi collegamenti commerciali.